Come accennavo ieri, desidero darvi ancora alcune riflessioni su san Benedetto; perciò stasera vi mando alcuni passi di un discorso tenuto da papa Ratzinger, in cui ci sono vari elementi molto utili per noi.
«San Benedetto da Norcia con la sua vita e la sua opera ha esercitato un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea. La fonte più importante sulla vita di lui è il secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno. Non è una biografia nel senso classico. Secondo le idee del suo tempo, egli vuole illustrare mediante l’esempio di un uomo concreto – appunto di san Benedetto – l’ascesa alle vette della contemplazione, che può essere realizzata da chi si abbandona a Dio. Quindi ci dà un modello della vita umana come ascesa verso il vertice della perfezione. San Gregorio Magno […] vuole […] dimostrare come Dio, ammonendo, aiutando e anche punendo, intervenga nelle concrete situazioni della vita dell’uomo. Vuole mostrare che Dio non è un’ipotesi lontana posta all’origine del mondo, ma è presente nella vita dell’uomo, di ogni uomo […]. Gregorio accenna al fatto che il giovane Benedetto era disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni di studi, che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo; “soli Deo placere desiderans” (II Dial., Prol 1)» (Benedetto XVI, Udienza generale 9-4-2008).
Benedetto, «si fece eremita nella non lontana Subiaco. Lì visse per tre anni completamente solo in una grotta che, a partire dall’Alto Medioevo, costituisce il “cuore” di un monastero benedettino chiamato “Sacro Speco”. Il periodo in Subiaco, un periodo di solitudine con Dio, fu per Benedetto un tempo di maturazione. Qui doveva sopportare e superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: la tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno. E così, riappacificata la sua anima, era in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere così un creatore di pace intorno a sé. Solo allora decise di fondare i primi suoi monasteri nella valle dell’Anio, vicino a Subiaco» (Benedetto XVI, Udienza generale 9-4-2008).
Come faccio spesso, ora vi “dono” qualche piccola domanda. Ci tengo a tali domande per evitare che facciamo “accademia astratta” senza ricadute nella vita quotidiana e soprattutto nella vita di coppia.
Cosa intendo per contemplazione?
Che vuol dire “abbandonarsi a Dio”?
Ho mai sperimentato gli interventi di Dio “nelle concrete situazioni della vita dell’uomo”?
Col mio coniuge ne parlo? Ne parliamo ai nostri figli? Testimoniamo come coppia tutto questo?
Se non sono sposato, cerco di essere apostolo a partire da ciò?
Cerco di vivere uno stile di vita diverso rispetto a quello corrente? In cosa oggi deve consistere tale totale diversità?
Cosa penso di questa frase: “soli Deo placere desiderans”?
Infine, è bene che ognuno rifletta sulle frasi di papa Benedetto riguardo alle tre tentazioni e alle pulsioni dell’io.
Vi confido che ho trovato questo splendido discorso in modo del tutto provvidenziale in un libro che mi stato donato più di un anno fa e non avevo ancora letto.