Stasera, continuando a meditare sulle letture di questa XIV Domenica, mi sembra che i temi di fondo siano:
Vedere come e perché Gesù prega.
Vedere come Gesù si pone dinanzi alle difficoltà che incontra.
Qual è la vera sapienza che Dio gradisce?
Quali sono le vere caratteristiche dell’umiltà e della mitezza?
Come nei giorni feriali anche oggi, domenica, vi spedisco le riflessioni di monsignor Aiello. Dimostra, tra l’altro, una grande fantasia (come già fece nel commento di Lc 15), ponendo al centro il confronto tra due animali: l’asino e il cavallo. Chi di voi legge e studia la Bibbia, avrà constatato certamente che il cavallo non è molto stimato nella cultura ebraica.
«Lectio Divina
“Tiro avanti”, come un asino
Lettura
C’è nella Bibbia una “lotta tra asini e cavalli”: non è certo una guerra tra animali, che convivono benissimo, ma tra ciò che essi simboleggiano. Il “cavallo” evoca sempre una nazione che tenga in schiavitù o in ostaggio “Gerusalemme”; esso rappresenta l’alterigia del potere che vuole sconfiggere ed eliminare il popolo di Dio. “Dio non tiene conto della vitalità del cavallo” recita il salmista (cfr. Sal 146); e, nel canto epico di Maria, la sorella di Mosè e Aronne, all’alba della liberazione si ripete che “il braccio del Signore ha gettato nel mare cavallo e cavaliere” (cfr. Es 15,1). L’ “asino” invece racconta di mitezza e di umile servizio al suo padrone: nella sua visione, Zaccaria vede Dio stesso in vesti regali, in sella ad un asino, fare ingresso nella città.
Meditazione
Per l’ingresso di Gesù in Gerusalemme i discepoli vengono mandati a “sciogliere un asino” e, se qualcuno facesse obiezione, dovranno rispondere: “Il Signore ne ha bisogno!” (cfr. Lc 19,31), quasi una parola d’ordine. Spesso, quando senti l’indegnità della vocazione ricevuta, puoi ripetere l’espressione nata in quell’alba della Domenica delle Palme: “Il Signore ne ha bisogno!”. Quando non capisci più il senso della tua vita, allora ancor di più puoi ripetere: “Il Signore ne ha bisogno!”. Anche se sono solo un “asino”, Egli può utilizzarmi come cavalcatura, come pulpito. Nell’esultanza dello Spirito, Gesù loda il Padre per aver scelto i “piccoli”. Paolo scriverà che “Dio ha scelto ciò che per il mondo è stolto” (cfr. 1Cor 1,27), invitando tutti ad imparare da Lui, Gesù, il Servo “che non alza in piazza la sua voce, non spezza la canna incrinata, non spegne il lucignolo fumigante” (cfr. Mt 12,19-20). Mitezza e umiltà di cuore non sono virtù oggi molto praticate e apprezzate; al contrario, i genitori invitano i figli a sgomitare, li educano ad essere vincenti, perché tanti possano sottomettersi a loro. L’ “asino” non partecipa a parate, non colleziona trofei, ma viene caricato della soma e tira avanti silenzioso per una strada di montagna. Non viene mostrato orgogliosamente agli ospiti e non ottiene le prime pagine dei giornali. Se ne sta in fondo al cortile, dimenticato da tutti. I “miti erediteranno la terra” (cfr. Mt 5,5) perché sono sacramento del grande Sconfitto, che ha salvato il mondo con la “stoltezza” del Vangelo. Tu da che parte stai? Sei un “cavallo di razza” o un “asino qualsiasi”, che affronta la sua giornata spargendo in silenzio mitezza e pace?
Preghiera:
A vivere da “asino”, Signore, si accumulano tanti calci e tanta stanchezza che, a volte, a sera, viene solo voglia di piangere, quando i “padroni” di turno sono usciti coi loro cavalli per il carosello e le visite di rappresentanza. Tu solo, Dio mite e buono, rimani come porto di pace e prendi tutto su di te.
Agire:
Oggi nella preghiera personale penserò a una persona che conosco, che vive come “asino”, ma su cui il Signore è felice di cavalcare. Lo prenderò come esempio» (Aiello Arturo, “Tiro avanti”, come un asino, in Messa meditazione 2023, luglio-agosto, pp. 101-102).