Continuo ancora col commento al Vangelo del giorno grazie a monsignor Aiello. Del commento di oggi mi colpiscono molti aspetti, ma soprattutto tre elementi: ciò che dice alla fine (“preghiera” e “agire”) e l’intensissimo riferimento autobiografico. Il 7 luglio 1979 era ordinato sacerdote! Stasera in particolare preghiamo per lui, per la sua santità.
«Era un giorno come tanti altri e Lui passò.
Lettura
Nel vangelo di oggi viene descritta la vocazione di Matteo, chiamato Levi nei brani paralleli di Marco e Luca. L’orizzonte della sua chiamata non sono le barche ormeggiate alla sponda e lo sciabordio del lago; non le reti distese ad asciugare o calate inutilmente in una notte di fatica, ma l’andirivieni dei commercianti nella ricca e affollata Cafàrnao, dove Gesù ha posto il suo “quartier generale”. C’è un banco da cui non si passa volentieri, dove le merci per essere sdoganate costano lunghe contrattazioni e denaro; Levi si fa pagare profumatamente per il sigillo che usa per chiudere una pratica e, sottobanco, le “provvigioni” gonfiano la borsa del gabelliere.
Meditazione
Noi consumiamo fiumi d’inchiostro per cercare un varco nel mistero di una chiamata. Matteo, invece, quando parla di sé e della “prima volta” ricorre al minor numero di parole possibili, nascondendosi dietro un pudore comprensibile. Si sa, certe storie intime, all’atto in cui si tenta di raccontarle vanno perdute irrimediabilmente, come pergamene antiche che l’incauto archeologo porti troppo presto alla luce del sole, dopo che millenni di buio le hanno custodite.
Questa storia di chiamata è legata al racconto del paralitico perdonato e guarito, con l’inciso: “Andando via di là”, quasi che quella guarigione fosse stata una prova generale per affrontare un altro “paralitico”, più prestigioso e acculturato, uno tanto legato al denaro e alla sua “roba” da essere tutt’uno con il banco delle imposte, imprigionato dal ruolo e dalla foga del guadagno, ingessato nel ruolo, ingrassato dai proventi che gli vengono dall’essere un appaltatore dei tributi. Qui non ci sono barellieri intraprendenti, ma Gesù è solo ad operare con la potenza del suo sguardo che interroga e chiama, che scruta e conosce. Gli altri continuano a passare timorosi, davanti al banco stanno gridando, fuori c’è il caos e il ruggito della città col suo rumore di fondo. Ma nel cuore di Matteo è sceso un grande silenzio, come se al mondo non ci fosse che lui e quel Maestro che lo guarda, e che non ha merci da sdoganare se non lo stesso Levi. Come ha tirato via Simon Pietro dalla sua indegnità confusa, e Giacomo e Giovanni dalla stretta ritualità di barche e reti, ora lo sguardo di Gesù scontorna il gabelliere dai suoi conti e dalle piccole gioie passeggere di numeri e somme sul registro. Con un soffio – ha detto “Seguimi!”? – fa volare via come polvere cifre e denari impilati, che il vento spazza lontano. Accadde anche a me, quarantaquattro anni fa, mentre respiravo a fatica sul marmo della prostrazione che mi faceva prete!
Preghiera:
Signore Gesù, Maestro buono e misericordioso, risveglia in noi il ricordo di grazie che ci hanno cambiato la vita, di persone che tu ci hai messo accanto per il nostro bene, di situazioni che al momento sembravano in comprensibili, ma che sono servite per modellarci ad accogliere la tua grazia.
Agire
Mi libero da un legame che è diventato legaccio» (Arturo Aiello, Era un giorno come tanti altri e Lui passò, in Messa meditazione 2023, luglio-agosto, pp. 88-89).