Il pensiero, che vi spedisco stasera, mi sembra molto più impegnativo del solito (a livello biblico e teologico, ma soprattutto per le conseguenze che ne dovrebbero scaturire per la vita spirituale e morale). Credo che debba essere letto più volte, anzi vi consiglio uno studio accurato.
Era talmente ricco il brano del Vangelo della s. Messa di ieri che c’era il rischio (molto frequente, a mio parere) di trascurare la II Lettura. Eccola.
«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,1-2).
In realtà, questo brano è di importanza enorme per vari motivi, anzitutto perché afferma l’importanza del discernimento: corrisponde al pensare secondo Dio. Ricordiamo il rimprovero rivolto da Gesù a Pietro (cfr. Mt 16,23).
Inoltre, c’è il tema dell’offerta, che è poi il tema del culto, del sacerdozio. Vi offro un commento molto denso e impegnativo, ma io spero sempre nella vostra buona volontà. Tale commento l’ho riportato anche nel mio Manuale (cap. IX, §6; ma essendo io molto pessimista, temo che pochissimi l’abbiano letto).
«San Paolo chiarisce che il fondamento della vita cristiana è il culto spirituale. Ci sono due esortazioni: per quanto riguarda la prima, è bene osservare che l’Apostolo si fonda sulla misericordia di Dio. Ovviamente non va dimenticato che tale misericordia «si è rivelata nella storia della salvezza fino al suo culmine: l’evento della morte e risurrezione di Cristo”. Tale esortazione ha un fine, un oggetto: l’offerta del corpo» (fin qui il mio Manuale alle pp. 396-397).
Ecco adesso il ricco commento del professore Costa:
«Si tratta di tutta la persona nella sua realtà ed esistenza completa e concreta. È la donazione totale di se stesso, della persona in tutta la sua corporeità. Il cristiano non deve presentare cose fuori di se stesso, deve offrire se stesso. Sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. È la vita del cristiano che è un sacrificio vivente, ininterrotto, continuo a Dio. È nella realtà concreta d’ogni giorno e nei fatti quotidiani che il cristiano diviene sacerdote (offrire) e vittima insieme (i vostri corpi). Con il Battesimo e con il suo inserimento in Cristo nello Spirito, la vita del credente, anzi la sua stessa persona, permanentemente diviene un’offerta separata per Dio e particolarmente a lui gradita. Il credente compie, quindi, un culto (servizio) interiore, non esteriore e formale. È però un culto che, vista l’accentuazione dell’espressione i vostri corpi, non va inteso assolutamente come spiritualismo». [Giuseppe costa (a cura di), Lettera ai Romani. Nota a testo di Rm 12, 1-2, in Luciano Pacomio (a cura di), Bibbia, Piemme, Casale Monferrato 1995, p. 2702].
Il tema dell’offerta e del culto è di estrema importanza. Non dimentichiamo che oltre al sacerdozio legato al sacramento dell’Ordine, c’è il sacerdozio legato al Battesimo. Vi ricordo che la Lettera gli Ebrei è indispensabile per comprendere il sacerdozio di Cristo. Per quanto riguarda il sacerdozio di ogni battezzato spero che conosciate ciò che dice san Pietro nella sua Prima Lettera:
«Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo» (1 Pt 2,4-5).
Credo che pochi temi siano importanti (a livello etico e spirituale) come quello dell’offerta. Vi segnalo due passi della Lettera agli Ebrei:
Gesù «non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso» (Eb 7,27).
Sul sacerdozio di Gesù il seguente passo è di importanza decisiva. Spero tanto che ognuno, meditando questi passi, possa rendersi meglio conto dell’infinito valore della s. Messa.
«Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek» (Eb 5,7-10).
Io quando penso all’offerta, resto sempre molto colpito dall’esperienza di Abramo, al quale Dio chiese addirittura di offrire il figlio Isacco (cfr. Gen 22,2).
Io stasera al Signore cosa posso offrire?